John McEnroe e Honor Titus raccontano il poster ufficiale delle Nitto ATP Finals
13 November 2023

© ATP
Poster disponibili solo dal 12 al 19 novembre durante le Nitto ATP Finals
La leggenda del tennis, nonché grande amante dell'arte John McEnroe, si è recentemente incontrato con l'acclamato artista Honor Titus per parlare del poster ufficiale delle Nitto Atp Finals 2023. Disegnato dallo stesso Titus e personalizzabile dai tifosi, il poster inaugura una nuova strada per celebrare e al tempo stesso ricordare quelli che sono stati i momenti più indimenticabili della storia di questo sport.
L'opera, a tiratura limitata, sarà disponibile solo dal 12 al 19 novembre, in coincidenza delle Nitto Atp Finals 2023, e potrà essere ordinata sia in formato stampa che in quello digitale da collezione.
McEnroe e Titus, oltre che dell'opera, hanno parlato anche di quelli che sono i loro hobbies e di tanto altro ancora.
JM: Ci siamo conosciuti grazie a mia figlia. Mi aveva parlato della tua esposizione con Gagosian e poi sono venuto a sapere che per le Finals stavi lavorando a questo poster con l'Atp. Per questo volevo saperne un po' di più su come sia nato questo progetto.
HT: L'Atp ha contattato la Timothy Taylor Gallery in Inghilterra e si è detta entusiasta dei miei lavori. Io sono un grande appassionato di poster, e di artisti italiani e francesi che lavorano in quel campo come Jules Cheret. La cosa mi sembrava coerente, quindi. E devo dire che ora sono davvero emozionato e su di giri all'idea di far parte di tutto questo. Adoro Medvedev perché vederlo giocare è davvero stupendo.
JM: Non saprei dirti se il poster ricalca l'idea di quanto già visto con il logo della Nba che raffigura Jerry West. Per questo sono curioso di sapere se avevi già pensato a un giocatore in particolare. Ma immagino ci siano molti poster di diversi colori, raccontami qualcosa in più.
HT: E' stato un lavoro a più fasi. Ho iniziato scattando una foto a un mio amico con cui gioco a tennis per fissare il movimento del rovescio e cogliere l'angolazione giusta. Era da un po' che stavo pensando a una specie di murales sul tennis - anche solo per giocare con la prospettiva, con gli angoli che poteva offrirmi quell'idea. Ma tutto è partito da quella foto. Poi è stata la volta delle luci, e quelle delle Atp Finals sono davvero vivide e vibranti, così come quelle che illuminano l'arena. Ti ricordi quando ci siamo incontrati alla Gagosian e ci siamo messi a parlare delle Atp Finals e del blu che le accompagna? Ecco, io sono un maniaco del controllo e la sfida di provare a personalizzare tutto questo lavoro era un qualcosa del tutto nuovo per me. Credo che per i tifosi, riuscire a stabilire questa relazione con l'opera, interferire con i colori della tavolozza, possa essere davvero divertente. E poi è un processo graduale, che coinvolge tutti, ed è davvero divertente.
JM: So che facevi parte di un gruppo punk e io, come sai, sono un grande appassionato di musica. A un certo punto la tua carriera ha preso però tutt'altra direzione. Penso che molte persone, me compreso, vogliano sapere come si è verificata questa svolta che ti ha portato a diventare un artista e, in particolare, ad avere spesso a che fare con il tennis e alcuni suoi motivi ricorrenti.
HT: Mentre a New York suonavo e ascoltavo alcuni protagonisti della scena punk molto interessanti, non avevo certo smesso di seguire il tennis: sentivo parlare di te, eccome, così come continuavo a seguire quel che accadeva nel mondo dello sport in generale. Penso che il tennis abbia una filosofia molto sofisticata e ricca di sfumature, un qualcosa che ho sempre sentito come affine al mio campo. E poi non ho mai smesso di giocarlo, lo seguo. Amo lo sport tanto quanto amo la musica.
JM: E qui arriva secondo me la parte più interessante di questa storia. Ho avuto a che fare con il tennis praticamente per tutta la mia vita, ho una Tennis Academy e quando la guardo penso che le persone che possano permettersela non siano abbastanza, sarà l'1%. E poi ci sei tu, artista di successo in un mondo che considero come uno degli ancor meno accessibili, dal punto di vista dei costi e del mantenimento. Vorrei che mi dicessi qualcosa su questo passaggio dal tuo personale punto di vista. Perché parliamo di due aree abbastanza inaccessibili, come ho detto, e credo che sia io che te desideriamo che invece lo diventino sempre più. Cosa ne pensi al riguardo?
HT: E' una domanda giusta, acuta. Io credo di essere stato molto fortunato in vita mia. Te l'ho detto, sono un maniaco del controllo e in più sono anche molto ossessivo. E credo che una sfumatura della domanda che mi hai appena fatto riguarda proprio la questione dell'accessibilità. Durante gli anni del liceo alcuni miei amici mi fecero scoprire il tennis, il rock and roll e altre cose. Io spero attraverso le mie opere di riuscire a fare lo stesso con gli altri aiutandoli a scoprire cose diverse. Sono stato fortunato nel poter seguire quelle che erano le mie passioni. Adoro imparare, adoro ragionare a lungo sulle cose che mi piacciono e farmi ossessionare da esse. Sono ossessionato dal tennis, dalla letteratura francese e da tantissime altre cose. Tutto quel che faccio è consegnarmi alla mia ossessione e sperare di far scoprire a qualcun altro qualcosa che finirà con ossessionare anche lui.
JM: Vorrei soffermarmi sul ruolo che ha il tennis in tutto questo. Per me è stato illuminante scoprire il modo in cui dipingi, mi ha fatto venir voglia di guardare con più attenzione i tuoi lavori. Ma vi sono presenti anche sfumature politiche che credo siano importanti. Da collezionista, e in generale da amante dell'arte, è questo quel che mi spinge verso una tua opera: come l'hai concepita e in che modo si rapporta con il tennis. Penso che al pubblico interessi conoscere il processo che c'è dietro le tue opere, magari prendendone un paio di quelle presenti in questa mostra. Io non ci vedo nulla di politico, ma tu saprai spiegarci meglio.
HT: Cerco di non andarci giù troppo pesante, mi piace l'idea di accostarmi lentamente all'idea volando sotto i radar in modo un po' più subdolo. L'idea originale del nostro poster era quella di una figura nera che si stava allenando da solo. Avrei potuto organizzarci tutta una narrazione intorno: dall'idea di sollievo che ne potrebbe ricavare, all'impegno, alla solitudine dell'allenamento in uno scenario urbano... Ma preferisco che siano le persone a notare queste cose e a creare poi la loro storia con le loro idee. Ma per rispondere alla domanda sui risvolti politici contenuti in esse, l'idea di poter avere accesso al tennis, in particolare John, la trovo davvero profonda. Quel che mi piace fare è provare a dar vita e assemblare tra loro immagini che raccontino questa idea del poter avere accesso alle cose. Ho disegnato figure nere in completo bianco. Quando erano solo le classi abbienti a poterselo permettere. Ed è per questo che tematiche simili continuano a sopravvivere nella nostra cultura. Non voglio salire su nessun pulpito né fare alcuna predica, ma mi piace giocare con quelle idee, e quel che faccio non è altro che metterle in circolo e lasciare che si sviluppino.
Ultime notizie
{{article.description}}