Lo spagnolo quest'anno ha vinto sei titoli sul circuito ATP 

"Non credo che il mio tennis sia migliorato molto rispetto all'anno scorso. Dove sono cresciuto è nella gestione della pressione, nel riuscire a giocare rilassato. E questa per me è la cosa più importante".

Le parole pronunciate da Carlos Alcaraz lo scorso marzo all'indomani della sua prima vittoria nel BNP Paribas Open di Indian Wells, sono quelle di un 19enne per niente a disagio nel suo nuovo ruolo di stella del panorama tennistico mondiale.
 
Il 2022, anno della sua consacrazione in cui vinse ben cinque titoli diventando il più giovane n.1 del mondo nella storia dei Pepperstone ATP Rankings, poteva presentarsi come impresa difficile da replicare. Ma Alcaraz ha saputo invece ripetersi, conquistando sei titoli e lottando spalla a spalla con Novak Djokovic nella corsa verso l'ambito riconoscimento di n.1 ATP di fine stagione.
 
Nonostante Novak Djokovic arrivi alle Nitto ATP Finals da chiaro favorito per chiudere l'anno da n.1 del mondo, Alcaraz ha alle sue spalle un'altra incredibile stagione nella sua fin qui breve carriera sul circuito ATP. Nel corso dello swing sudamericano ha infatti impiegato poco tempo prima di trovare il ritmo giusto e riprendersi dall'infortunio al gomito che aveva rimandato a febbraio il suo esordio in campo. Al successo nell'ATP 250 di Buenos Aires è seguita poi la finale colta a Rio de Janeiro da campione in carica del torneo.
 
Uscito prematuramente di scena a Indian Wells, lo spagnolo riuscì poi a difendere i suoi titoli vinti l'anno prima a Barcellona e Madrid. Il successo di Madrid lo consacrò inoltre come il più giovane giocatore nell'era Open capace di conquistare 10 titoli, contribuendo a migliorare il suo record nelle finali ora fissato su 10 vittorie e 3 sconfitte.
 
"Riuscire a giocare bene nei momenti cruciali del match restando calmo è la cosa più importante per me", dichiarò Alcaraz dopo aver battuto Stefanos Tsitsipas nella finale di Barcellona. "Dimenticarsi degli errori e di tutto il resto rimanendo me stesso in campo. Non pensare al pubblico sugli spalti, ma solo a me stesso, al campo, alla racchetta e al fatto che è una finale". 
 
La capacità di trovare il suo miglior gioco in coincidenza degli appuntamenti più importanti è stata evidente fin dai primi passi della sua ascesa nel mondo del tennis. L'interrogativo più ingombrante che ne accompagnava le evoluzioni in campo, semmai, era quello di capire se fosse riuscito ad adattarsi o meno al gioco sull'erba, superficie sulla quale prima dello swing estivo del 2023 aveva giocato solo due tornei del circuito.
 
Ancora una volta Alcaraz dimostrò di saper imparare in fretta. Al debutto sull'erba del Queen's Club perse solo un set sulla strada verso il titolo, e tanto bastò per lanciare la sua sfida - all'insegna della buona fede - al quattro volte campione in carica di Wimbledon Novak Djokovic.
 
"Vuol dire moltissimo per me. Esser riuscito a vincere questo torneo alla prima occasione è davvero fantastico", disse Alcaraz dopo la vittoria dell'ATP 500 londinese con cui si assicurò il ritorno in vetta al ranking prima del via di Wimbledon. "Sapere di poter giocare bene anche sull'erba e che posso ambire a vincere ogni torneo dà una sensazione speciale".
 
Nonostante quell' inatteso quanto significativo exploit, in pochi avrebbero scommesso su ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Il 20enne spagnolo perse infatti due soli set prima di qualificarsi per la finale di Wimbledon dove ad attenderlo trovò un Novak Djokovic reduce da 34 vittorie consecutive a SW19.
 
La partita fu una sfida epica da consegnare agli annali. 4 ore e 42 minuti per cinque set di altalenanti emozioni risoltisi con un dritto a rete di Djokovic che fece sdraiare in estasi Alcaraz sull'erba del Centrale. Grazie alla vittoria per 1-6, 7-6/6), 6-1, 3-6, 6-4 Alcaraz non solo negò a Djokovic il ritorno in vetta al ranking ma cementò anche la sua partecipazione alle Nitto ATP Finals. 
 
"Aver fatto la storia come sono riuscito a farla oggi fa di questo momento il più felice della mia vita", dichiarò Alcaraz. "Battere Novak e vincere Wimbledon era un qualcosa che sognavo di fare sin da quando ero un bambino e ho iniziato a giocare a tennis. E' per questo che è uno dei momenti più importanti della mia vita".
 
Digiuno di titoli dalla vittoria di luglio all'All England Club, Alcaraz spera di finire la stagione in crescendo alle Nitto ATP Finals in quello che per lui sarà anche un debutto, vista la sua assenza nel 2022 per via di un infortunio agli addominali. La sua poca esperienza non sembra poter creargli alcuna difficoltà, visto che il murciano è riuscito a vincere 3 dei suoi 12 titoli proprio in occasione di altrettante prime volte, non ultime quelle di quest'anno a Buenos Aires e al Queen's Club. 
 
Arrivato al torneo da n.2 del mondo e con un bilancio di 63 vittorie e 10 sconfitte in stagione, Alcaraz sarà tra i favoriti per la vittoria finale a Torino. Basta dare un'occhiata ai suoi Lexus ATP Head2Head con alcuni dei suoi rivali però per rendersi conto di quanto delicata sarà la sua campagna per il titolo. Alcaraz vanta infatti un bilancio di parità (2-2) sia contro il n.1 del mondo Novak Djokovic che contro il n.3 Daniil Medvedev, mentre è in svantaggio 3-4 nei confronti di Jannik Sinner. Sono però proprio queste le sfide capaci di esaltare lo spagnolo.
 
"Mi piacciono queste battaglie. Mi piace sapere di poter perdere e al tempo stesso di poter anche recuperare", dichiarò lo scorso agosto Alcaraz a Cincinnati rispondendo a una domanda sulla sua rivalità con Novak Djokovic. "Se la battaglia è contro una delle leggende del nostro sport non puoi non godertela. Per me è una cosa folle, e proprio per questo cercherò di godermela fino in fondo".